Maria Gabriella Sartori, psicologa - psicoterapeuta

 

 

 

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TV – MASSMEDIA: IN CHE MISURA INCIDONO
SULLA FORMAZIONE DEI GIOVANI? LE DEVIANZE
 

1- INTRODUZIONE
"Tra gli avvenimenti che hanno segnato il ventesimo secolo occupano sicuramente un posto di rilievo l'avvento e la rapida e capillare diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. La fase di sviluppo iniziata ai primi del '900 con la produzione di massa crea, infatti, i presupposti non soltanto tecnologici ma anche sociali e culturali per l'affermazione preso il gran pubblico oltre che della stampa anche del cinema e della radio e più tarde della televisione."*
Ad avviare la storia delle comunicazioni di massa sono i giornali che richiedono a sua volta un pubblico lettore. Questo pubblico, prima d'élite, diventa pubblico di massa con la scuola dell'obbligo. La diffusione della stampa diventa preponderante nei centri urbani dei paesi industrializzati.
Alla fine del 1800 si proietta il primo film e nasce la radio. La televisione, il cui sviluppo si realizza dopo il secondo conflitto mondiale, prende rapidamente l'egemonia su tutti gli altri mezzi.
Nell'attualità i Massmedia costituiscono un complesso sistema che incide sulla realtà economica, sociale, politica, culturale e psicologica di tutto il mondo, industrializzato e non.

2- IL POTERE DEI MEDIA
La questione del potere dei Massmedia, del loro "effetto" sul pubblico, sulla cultura e sulla società ha portato a due opinioni contrapposte: una a favore e l'altra contro i mezzi di comunicazione di massa.
a)- La prima opinione considera i Massmedia come agenti modernizzatori e di democrazia. Considerando la società industriale come figlia del progresso (il mito dell'eterno progresso) gran parte della popolazione può adesso avvicinarsi al centro della società in un processo di graduale democratizzazione politica sociale e culturale.
In questo modello i Massmedia contribuiscono ad attenuare in parte le barriere tra le classi sociali proponendo a tutti le stesse informazioni, le stesse opportunità d'intrattenimento e di evasione, le stesse sollecitazioni culturali. Contribuiscono a rafforzare la partecipazione sociale e politica e per conseguenza la democrazia, creando un’opinione pubblica più informata e consapevole, favorendo l’integrazione sociale e allo stesso tempo sollecitando il cambiamento. È stato cosi, in gran parte, per i giornali.
Sempre dentro questa posizione la TV e i Massmedia, se pure propongono un prodotto di chiaro livellamento culturale, per raggiungere un pubblico più amplio possibile, non sempre determinano conformismo, apatia, passività, sia sul piano ideologico sia politico. Proprio per la molteplicità di sollecitazioni che offrono ad un numero crescente di persone, sono catalizzatori dei fermenti e inquietudine che caratterizzano questo secolo.
b)- La seconda opinione sul potere dei Media considera la società industriale come società del consumo di massa ossia una società organizzata in funzione del soddisfacimento delle esigenze della produzione di massa. Anche il prodotto culturale si fa in serie e si mette sul mercato come mercanzia da vendere ad un pubblico culturale e ideologicamente omogeneo.
Il livellamento culturale (basso) indotto dai media, anziché configurarsi come risultato positivo di un processo di democratizzazione, rappresenta un'acritica accettazione dell’ideologia dominante, dei valori, dei comportamenti e degli stereotipi culturali che suscitano nel pubblico una predisposizione alla passività e alla manipolazione, infine, al controllo sociale.
La cultura di massa prodotta e riprodotta dai Media diventa un collante ideologico necessario per indurre un elevato consenso sociale.
Cultura di massa funzionale alla perpetrazione dei rapporti di potere dominanti: uniformità, conformismo, prevedibilità. Da questo punto di vista il controllo dei Massmedia È il modo di controllo dell'uomo.

Le due opinioni hanno in comune la concezione del potere dei media come socialmente illimitato, e tutti i due considerano il pubblico dei media come passivo, come massa persuadibile, spettatore e non protagonista del processo di comunicazione. Le due opinioni hanno anche in comune una concezione "astratta" dei Media come "Enti in se", interpretando soltanto i suoi effetti, senza studiare la loro struttura concreta.

c)- I Media e la TV non sono "buoni" o "cattivi" in se stessi, sono solo strumenti dell'organizzazione sociale e la loro funzione ideologico-formativa dipenderà dal potere che agisce su di loro, in altre parole da chi produce i Media e quale È la finalità del loro utilizzo. Il vero problema È il monopolio del potere privato o statale sottostante, e la vera soluzione È la democratizzazione: che tutti possano produrre e tutti possano intercomunicare, trasformando le attuali strutture o creandone di nuove.

3- L'UOMO NECESSARIO
"I Massmedia: 1) gli dicono all'uomo della massa chi è, le prestano un’identità; 2) gli dicono chi vuole essere, gli danno aspirazioni; 3) gli dicono come raggiungerle, gli danno una condotta; 4) gli dicono di sentire che così sono le cose anche quando non lo sono, gli danno una giustificazione." C. Wright Mills.

Ogni società ha bisogno di costruire, di produrre un soggetto sociale adeguato per mantenere e riprodurre il suo sistema, e utilizza per ciò le istituzioni: scuola, chiesa, famiglia, Massmedia, ecc...
In Europa il passaggio dal feudalesimo al capitalismo ha prodotto un tipo d'uomo che rispondeva al bisogno economico dell'epoca: frugalità, risparmio, ordine, meticolosità, vita modesta, avarizia. L'accumulazione primitiva del capitale aveva bisogno di quel tipo umano: la personalità ossessiva o controllata. In questa il risparmio viene prima del consumo, il dovere prima del piacere: il tempo è oro e il lavoro la principale aspirazione. Perciò la necessita del controllo delle emozioni e della sessualità: non c'è tempo per il piacere, tutte le energie devono essere indirizzate al lavoro. La psicopatologia di questo tipo umano è la nevrosi ossessiva. È l'epoca nella quale si diffonde la stampa e ha origine la "novella borghese", con il suo nuovo tipo d'eroe " il personaggio borghese", realista e concreto.
Nel nostro secolo, soprattutto dal postguerra in poi, il capitalismo e le multinazionali hanno bisogno di mantenere e sviluppare i ritmi di produzione. La fabbrica deve funzionare, a qualunque costo, per ovviare il pericolo delle crisi. Qual'è l'uomo necessario oggi? Certamente non più il risparmiatore bensì il consumatore: consumo costante, vorace, "usa e getta", il piacere tutto e subito.
Le multinazionali hanno bisogno sempre di più di nuovi mercati, sarà necessaria non soltanto l'espansione territoriale (neocolonialismo), sino l'espansione del mercato in tutti i settori della popolazione: bambini e giovani diventano anch’essi consumatori. I Massmedia e la TV sono gli strumenti privilegiati per diffondere la filosofia necessaria. I Massmedia perdono il loro ruolo culturale per diventare strumenti di una strategia commerciale. I Massmedia non solo "vendono" prodotti e idee ma riproducono un certo tipo di personalità funzionale al sistema. Attraverso la TV ci dicono chi siamo, chi dobbiamo essere, dandoci modelli d'identificazione e obiettivi di vita.
Se nel capitalismo primitivo il prodotto sociale del lavoro veniva tolto, alienato, al lavoratore a cambio di un salario, oggi è l’identità che viene tolta in cambio di prodotti di consumo: avere diventa sinonimo di essere, È necessario consumare sempre di più per ottenere una soddisfazione (che non arriva mai).
Si diventa "eroi" perché si acquista un prodotto e non perché si fatica a trasformare il desiderio in realtà (nota: il prodotto che più avvicina alla condizione di falsi eroi È l’eroina).
Massmedia e TV propagano nei giovani un tipo di pensiero che ha come base la concezione effimera del presente, senza riferimenti al passato ne legame con il futuro. Il "tempo è oro" È sostituito da "vivi l'attimo" e l'apprensione concreta della realtà è sostituita dalla simulazione, il "virtuale". La realtà come la storia viene frammentata: non c'è legame tra i fatti, non c'è totalità ne integrazione, da dove un’indifferenziazione fra realtà e finzione, cancellata la storia viene cancellata identità. La base della conoscenza; "pratica - teoria - pratica", viene sostituita dal pensiero magico onnipotente, il principale atto di magia è l'acquisto che da tutti i poteri. Lo spettatore vive nell'esperienza dell'altro (attore, interprete) e non fa la propria esperienza (alienazione), il letargo dello spettatore sostituisce la potenziale iniziativa del soggetto sociale. A questo modello di pensiero trasmesso dai Media corrisponde un modello sociale: il consumismo. Perché c'è bisogno d'ignorare la propria storia per acquistare, giorno dopo giorno, prodotti per il loro valore simbolico o mitico (e non per la loro reale necessita).

4- Le devianze
Il concetto di devianza (al contrario del concetto di humanitas), implica un gruppo sociale e regole create dal gruppo stesso, essendo la sua inosservanza o trasgressione lo che costituisce la devianza. Il comportamento non è deviato in se stesso: è la reazione del gruppo che determina la devianza: si può commettere un delitto (per es. un incesto) e non soffrire la riprovazione del gruppo sociale.
Tutti coloro che accettano la regola sono i "normali" (dentro la norma), gli altri, "fuori norma", gli anormali, i "diversi", gli stranieri. Stabilire la norma implica che un gruppo si assume come potere e definisca "chi siamo noi" (Chi è con noi) e chi sono gli altri (stranieri, minoranze, diversi, ecc...) ed anche il rapporto tra noi e gli altri, perché "norma" e "fuori norma" si necessitano l'uno l'altro. Questo rapporto può essere di tolleranza o di emarginazione ("outsider") o di persecuzione, in funzione anche degli interessi del gruppo dominante (la persecuzione degli ebrei permetteva la coesione dello stato nazista). Se i bianchi hanno il potere, i neri saranno emarginati. Quando, in uno stato, una religione domina, tutte le altre sono in minoranza. Nella scuola pubblica si può creare emarginazione imponendo lo studio di questa religione.
Il comportamento tossicomane è considerato deviato dalle famiglie italiane, perché toglie un membro alla famiglia, ed è perseguitato dalla legge. Ma l’eroina è stata introdotta in Italia negli anni '70: perché in quel momento preciso? Perché lo stato pure combattendola è tollerante con la Mafia dell'eroina?
La società, il potere politico ed economico temevano in quelli anni molto di più il rinnovamento sociale frutto delle lotte giovanili che la droga stessa. L'introduzione della droga, creando una confusione fra contestazione e devianza, riduceva l'impatto delle lotte giovanili. Per il sistema questo costo sociale era preferibile (un male minore), intanto non eccedesse i limiti di consumo previsti dal sistema stesso.
Il comportamento tossicomane, considerato deviato dalle famiglie, era e rimane funzionale ad un sistema che non ammette il rinnovamento.
Questo sistema, dominante nei paesi industrializzati, adotta un'attitudine esquizofrenica, dove sembra che una parte non sa quello che fa l'altra, dove, in contemporanea genera le condizioni favorevoli alla tossicodipendenza e imprende determinate azioni per combatterla.
Particolarmente questo sistema ha sempre colpevolizzato sia l'individuo sia la famiglia, spostando la responsabilità della risoluzione del problema sulle spalle della famiglia.
Costatiamo, adesso che sono cadute le frontiere e si sono trovate nuove forme di controllo sociale, di dipendenza, che il sistema tollera maggiormente il "consumo controllato" delle droghe mentre intraprende una lotta più decisa contro la tossicomania come stile di vita, insistendo di più sul ruolo degli educatori (famiglia e scuola).
Il ruolo della famiglia è certamente importante ma non dal punto di vista della sua responsabilità sociale, sino da quello della sua complicità, accettando acriticamente un sistema che ha messo il consumismo come il massimo dei valori.

5- Che fare?
Saremo funzionali alla società intanto manteniamo uno status quo, cioè le dipendenze? O possiamo per il contrario avviare un pensiero critico, costruttivo, creativo, che porte alla liberazione delle dipendenze?
Il nostro compito come educatori È formare l'uomo, non "l'uomo necessario" al sistema consumistico che: ci toglie identità a cambio di prodotti di consumo, impone l'avere al posto dell'essere, propone il consumismo come il massimo delle aspirazioni e della soddisfazione vitale.
Studiare i Massmedia ci ha permesso di capire quale È il modo utilizzato dal sistema per produrre e riprodurre questo "uomo necessario":
- cancellando la storia,
- frammentando la realtà,
- annullando la pratica e l'esperienza personale.
- stimolando il pensiero magico onnipotente.
- imponendo la passività e la sottomissione.

Per il contrario possiamo, noi educatori, avviare un pensiero che porti alla libertà, alla liberazione delle dipendenze:
- ricuperando la nostra storia e la nostra identità,
- ridando un significato al futuro,
- ritornando alla pratica e all'esperienza,
- formandoci ad un pensiero critico, costruttivo e creativo,
- ricreando l'unità pensiero-azione.
Cosi solo potremmo proporre ai nostri figli di costruire una identità loro e non quella che decideranno per loro le multinazionali della mente e del corpo.


Bibliografia:
Becker, Howard "Los estraños. Sociologia della desviaciòn"
Ed. Tiempo Contemporaneo, Buenos Aires, 1971.
Guinsberg, Enrique "Control de los medios, control del hombre"
Pangea Editores, Mexico, 1988.
Lossito, Gianni "Il potere dei media"
La nuova Italia Scientifica, Roma, 1994.
Guillemot, Gérard "Il pensiero mediatista" manoscritto
"Corso di educazione alla TV", Provv.to Agli Studi di Venezia, 1995.
Sartori, Maria Gabriella "Note sulla tossicodipendenza" manoscritto.
"III° Incontro Latino-americano di psicanalisi", Cuba, 1990.

* cfr. Losito Gianni "Il potere dei media", p. 13.
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